Il Salotto di Villa Manzoni 2016

Nicolai Lilin presenta Spy story love story

REPORT 11 luglio / Un incredibile viaggio da “Educazione siberiana” fino all'ultimo “Spy Story Love Story”, dai criminali onesti alla storia di un uomo che scopre al propria vulnerabilità.

Sguardo magnetico, sempre vigile a cogliere anche l’impercettibile movimento di un’ombra che passa e, in caso, perfino a tirar fuori un’arma accuratamente nascosta nelle tasche.
Da quando non usi una pistola? “Da oggi a mezzogiorno” risponde lui, serafico. Non c’è supponenza, né tracotanza o presunzione nelle sue parole e nei suoi atteggiamenti. Si alza in piedi, congiunge le mani e si inchina da perfetto cavaliere quando il pubblico l’applaude a scena aperta. Si concede con generosità nei suoi ricordi, anche più intimi e si ferma per più di un’ora a firmare autografi.
Un grande Nicolai Lilin, al salotto letterario di Villa Manzoni per presentare il suo ultimo libro: “Spy Story Love Story” (Einaudi, 2016), incanta il pubblico, dai giovani, come lui pieni di tatuaggi, ai più maturi che gli chiedono della corruzione, degli omicidi, delle lotte di potere nella Russia post comunista. Lui ci arriva per gradi, raccontando le origini nobili dei suoi avi, la deportazione dalla Siberia verso la Transnistria dove è nato, le regole della comunità Urka e le lezioni del nonno. Che gli ha insegnato i valori morali più profondi: il rispetto degli altri, della natura, delle diversità. In Siberia, racconta, i cacciatori non possono uccidere se non quello che riescono a portare a casa per mangiare. Se un cacciatore solo uccide un alce e non riesce a trasportarlo, è uno stupido. Viene allontanato dalla comunità, perché quell’alce verrà mangiato dai lupi, che così non cacciano gli animali più deboli e più fragili, alterando l’equilibrio naturale.
Regole sacre, che vengono trasferite anche nella “comunità criminale onesta” degli Urka siberiani e con cui crescono le nuove generazioni. Poi arriva il capitalismo, la sete del potere, droga e tritolo, tutto cambia e non ci sono più regole. Si uccide senza motivo.
Nicolai Lilin ha appena 36 anni, ma è come se avesse vissuto già tre vite. Il trasferimento in Italia gli cambia la vita, può dedicarsi alle cose che gli piacciono di più: i tatuaggi, le armi (ma solo per il design), le figlie, i libri. La sua enorme passione per la lettura si è trasformata in una vena creatrice che gli fa sfornare un libro all’anno, tutti di grandissimo successo. Tanto che anche quest’ultimo, diventerà a breve un film.
Le spie russe che giravano a San Marino, Scaramella, Mitrokin, Litvinenko? “Se conoscete i nomi, non sono vere spie”. E poi ridimensioni anche il fatto delle mine antiuomo che venivano fabbricate sul Titano per essere usate in Cecenia. Molto più realisticamente ci sono state solo delle transazioni commerciali …

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Renzo Broccoli racconta la "nuova pieve" di San Marino

REPORT 23 novembre / Un manifesto, una piazza e un giardino. Tre elementi di ricerca che narrano le vicende della costruzione della Basilica nella prima metà dell’Ottocento. Relatore della serata l’Architetto sammarinese Renzo Broccoli. In esposizione i disegni originali del progettista bolognese Antonio Serra, per gentile concessione dell’Archivio di Stato ed altri inediti dell’Antolini dall’Archivio di Villa Manzoni. Esibizione della Corale San Marino diretta dal Maestro Fausto Giacomini.

Chi volesse vedere la Pieve com’era nel momento in cui fu inaugurata, basta che si rechi a Faenza, a Palazzo Melzetti. Stesso marmorino chiaro, stessi rilievi color ocra, stesse colonne, fregi, capitelli, stesso pavimento lucido. Le vicende architettoniche, ma anche quelle politiche, sociali e culturali, i grandi cambiamenti della prima metà dell’Ottocento, l’arrivo di personaggi di grande spessore culturale come Bartolomeo Borghesi, sono stati raccontati - con il supporto di immagini, disegni e documenti - dall’architetto Renzo Broccoli, ospite dell’Ente Cassa di Faetano per la serata conclusiva del Salotto di Villa Manzoni 2016.
Già, i disegni della nuova Pieve ritrovati negli scatoloni di Villa Manzoni, firmati da uno dei più grandi architetti dell’epoca, Giovanni Antonio Antolini. Troppo simili ai disegni del progettista della Pieve, Antonio Serra, conservati presso l’Archivio di Stato. Sollecitato dalle domande della giornalista e coordinatrice del Salotto Angela Venturini, Broccoli tratteggia magistralmente il quadro dell’epoca, le sedute del Consiglio Principe e Sovrano, descrive la Pieve com’era prima dell’intervento, le difficoltà per realizzare il nuovo progetto, la ventata di aria di nuova, più modernista, portata da Bartolomeo Borghesi e dai sui suoi amici. Ma non risolve appieno il mistero dei disegni. Sta di fatto che c’è tanta somiglianza con progetti realizzati dall’Antolini, e questo merita ulteriori ricerche e approfondimenti.
Il pubblico è estasiato: è una pagina di storia praticamente sconosciuta della Pieve, uno dei simboli iconografici, storici e istituzionali più forti e rappresentativi della Repubblica. In prima fila, un ospite davvero illustre, come Monsignor Americo Ciani.
Incanta la formazione “ da camera” della Corale San Marino del Maestro Giacomini, con i suoi canti religiosi popolari, che riporta alla memoria atmosfere di un non lontano passato. Stupiscono e destano meravigla i disegni del Serra e dell’Antolini restaurati per l’occasione dalle maestranze del centro di restauro della Biblioteca di Stato, che fanno un lavoro spesso non riconosciuto.

Il professor Giovanardi racconta la sacralità femminile in Piero della Francesca

REPORT 20 ottobre / Il professore Alessandro Giovanardi guida il pubblico di Villa Manzoni nella lettura dei simboli e del mistero che si cela nella pittura Piero della Francesca, ponendo in primo piano il ruolo centrale della donna come mediatrice del sacro.

Un archetipo che attraversa ogni tempo e ogni luogo. L’eterno femminino. La madre che partorisce il figlio, rigenera la vita del creato, protegge e tutela.
Dalla “Madonna del parto” di Monterchi (AR), mirabile opera di Piero Della Francesca, tutt’ora venerata da tante donne, il professore Alessandro Giovanardi disegna un fil rouge che attraversa tutta la storia dell’arte, dagli antichi egizi, alla Grecia classica, al Medioevo, al Rinascimento, fino ai tempi nostri (con Chagall), passando per l’arte russa delle icone.
E’ una serata tutta dedicata all’arte pittorica, il penultimo appuntamento del salotto letterario di Villa Manzoni, con ospiti illustri accanto ai vertici di Ente Cassa Faetano e il pubblico attento che riempie la sala.
Alessandro Giovanardi, storico, critico d’arte e saggista guida gli spettatori nella lettura dei simboli che nascondo il mistero impresso nelle pennellate del maestro di San Sepolcro, come recita il titolo della conferenza: “Un non licet calato sul mistero. La sacralità femminile in Piero della Francesca”. La sua è una pittura nuova, pur nel rigore matematico, che in qualche maniera spezza il legame con il Medioevo. Le sue “Madonne” sono eleganti, classiche, rigorose e semplici, ma dietro alla loro origine divina c’è tutto il sapere del mondo romanico, gotico e anche molto più antico.
La figura, in questo famosissimo affresco, assume un ruolo dominante e, pur nei gesti quotidiani di una donna in gravidanza, il braccio che sostiene il fianco, la mano che apre il vestito sul ventre quasi a mostrare il frutto divino, diventa il tabernacolo del tempio e, insieme, una divinità della terra. E’ la “platytera” (la più ampia dei cieli), la rigeneratrice del mondo, la dea della misericordia che avvolge col suo manto tutti gli uomini che si rivolgono a lei. Gli angeli sono i guardiani del tempio.
Così in decine e decine di altre opere, dalla dea Nut alla “Madonna di Senigallia”, al cui interno sono i simboli che alimentano il mistero: le perle, l’uovo, i panni del parto, che sono candidi perché Maria è sempre vergine, la mandorla che si apre sul grembo e che racchiude la divinità del figlio, ma che assomiglia all’organo femminile; il filo rosso delle antiche Parche che intessono la vita e che rappresentano la morte. Sullo schermo scorrono quadri, affreschi, icone di autori di ogni epoca, ma è solo grazie alla guida illuminata di Giovanardi che è possibile addentrarsi nella lettura a più strati e nella comprensione del mistero.

Alessandro Giovanardi
Alessandro Giovanardi, è docente di Arte Sacra e di Iconografia e Iconologia presso gli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Rimini e di Monte Berico (Vicenza), è ricercatore presso l’Università Medicina Integrata Economia e Ricerca di Milano, e ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Rimini. Laureato in Filosofia all’Università di Bologna con una tesi sul pensatore russo Pavel Florenskij, si è specializzato in Arte sacra (con Timothy Verdon) e ha ottenuto il dottorato di ricerca in Scienze del testo/Scienze filosofiche all’Università di Siena, con una ricerca sullo storico e filologo russo Vladimiro Zabughin; qui ha anche conseguito il master scientifico-culturale di II livello in Estetica, con un saggio sul bizantinista anglo-americano, John Lindsay Opie. È autore di brevi saggi che trattano il rapporto tra filosofia e arte nel pensiero russo (Florenskij, Evdokimov, Zabughin), e in quello italiano più attento alla dimensione simbolica (Cristina Campo ed Elémire Zolla). Da tempo s’interessa al rapporto tra la pittura e le fonti filosofiche, religiose e letterarie, spaziando dall’iconografia bizantina all’età contemporanea, interessandosi in particolar modo al Trecento riminese, a Giovanni Bellini, Benedetto e Bartolomeo Coda, Sassoferrato. Per il III e il IV volume della Storia della Chiesa di Rimini ha redatto i saggi dedicati alla pittura del Trecento (2011) e del Settecento (2013). Ha curato le mostre Picasso ceramiche e incisioni (Rimini, 2006), La Traccia e l’Immagine (Rimini, 2007-2008), Lo Specchio del Mistero. L’icona russa tra XVIII e XX secolo (Rimini, 2008), Un filo rosso tra le dita. L’Annunciazione nell’Oriente cristiano (Vicenza, 2008-2009), La Natura e la Grazia (Cesena, 2012), Il Visibile Narrare (Cesena, 2013-14), ed è tra i curatori membri del Comitato Scientifico della Biennale del Disegno di Rimini. Sul versante filosofico e letterario ha scritto i saggi «Pietas» e bellezza. L’arte sacra in Cristina Campo (Roma, 2007) e John Lindsay Opie. Estetica simbolica ed esperienza del Sacro (Prefazione di Boris Uspenskij, Roma, 2011). Recentemente ha curato l’antologia di saggi di John Lindsay Opie, Nel mondo delle icone. Dall’India a Bisanzio (Prefazione di Bruno Toscano, Jaca Book, Milano, 2014).

La grande musica a Villa Manzoni

REPORT 12 settembre / Successo di pubblico e grandissimo apprezzamento per String Concert Academy, con il suo concerto per allievi e docenti. Applauditissimi i maestri Orfeo Mandozzi e Andriy Viytovych.

Una serata particolare, del tutto originale nella programmazione del Salotto di Villa Manzoni. Ente Cassa di Faetano ha proposto un appuntamento indovinatissimo. Protagonisti della serata i musicisti di String Concert Academy, il laboratorio di formazione musicale per giovani professionisti organizzato a San Marino da Camerata del Titano e San Marino Artist. Giovani provenienti da tutto il mondo, talenti in crescita, grazie alla presenza di grandissimi maestri come il violoncellista austriaco Orfeo Mandozzi e del violista Andriy Viytovych. Come sottolineato in apertura dal Maestro Augusto Ciavatta la serata è stata un’occasione davvero speciale perchè non capita tutti i giorni che un allievo possa esibirsi in pubblico con maestri di questo livello. Per quasi due ore, il salotto di Villa Manzoni è sembrato trasformarsi nel Covent Garden o nel Metropolitan di New York, per la grandezza degli artisti e la perfezione della loro esecuzione.

Entusiasta il pubblico - in sala anche tantissimi giovani - che non ha lesinato delle vere e proprie ovazioni. Ed entusiasta Ente Cassa Faetano, che con questa proposta ha confermato quanto la bellezza e la potenza della musica, la sua capacità di coinvolgere tanti giovani, il gradimento del pubblico, dimostrino come San Marino abbia bisogno di ospitare l’arte e la cultura, di lasciarsi contagiare dalla bellezza e dalla sua capacità di “risvegliarci”.


Safiria Leccese presenta La strada dei miracoli

REPORT 21 luglio / La telegiornalista di Rete 4 si racconta e racconta le storie di donne e uomini che nel dolore hanno trovato la loro “strada dei miracoli”.

Bella, gentile, altamente professionale. Proprio come in tivù. Safiria Leccese, conduttrice e autrice de “La Strada dei miracoli” su Rete4, una fede convinta, non solo ad uso televisivo, che la porta a raccontare al Salotto di Villa Manzoni – promosso da Ente Cassa di Faetano - storie semplici, di uomini, donne, di famiglie che hanno trovato una luce attraverso il tunnel della sofferenza. Non storie strappalacrime, ma vicende quotidiane, che possono succedere a tutti: un lutto, una malattia, un incidente. Tutte verificate con il piglio delle giornalista. Vicende che a un certo punto diventano straordinarie perché ciascuna di quelle persone ha vissuto una svolta che ha trasformare la sua storia in una nuova opportunità, un nuovo percorso di vita, “sia per chi crede che chi non crede”.
“Ognuno di noi ha la sua piccola o grande storia dei miracoli”. Safiria vince e convince. Il suo curriculum, dalla gavetta fino all’esplosione della notorietà, una sorta di piccola strada dei miracoli. “Volevo stare dove i fatti succedono. E i fatti passano dalle vite delle persone, dalle loro storie, dai loro volti, dai sorrisi e dai dolori”.



Fabio Mongardi racconta la strage dei Manzoni di Lugo

REPORT 9 giugno / Vent'anni di violenze, l’occupazione tedesca, la nobiltà nera e conservatrice, la lotta partigiana, la guerra civile, i rancori e le vendette personali: indagine su una strage misteriosa.

Sobrio, elegante nell’esposizione, eppure generoso nel racconto di una vicenda ancora coperta da misteri, reticenze, inconfessabili vergogne. Senza tuttavia svelare le parti cruciali, come nei migliori polizieschi. Fabio Mongardi, affascina il pubblico del Salotto di Villa Manzoni - promosso da Ente Cassa di Faetano - con la presentazione del suo romanzo dedicato all’eccidio della famiglia Manzoni Ansidei di Frascata di Lugo, parenti di quei Manzoni Borghesi che hanno scritto tante pagine della storia di San Marino. “Il caso Manzoni”, un’opera tra la fiction e l’indagine giornalistica, è forse anche un atto di giustizia nei confronti di responsabilità per troppo tempo rimaste nascoste. La sera del 7 luglio 1945, un gruppo di partigiani uccide, senza apparenti motivi, la contessa Beatrice, i suoi tre figli, e la serva. I corpi, vengono trovati tre anni dopo sepolti in un campo nelle vicinanze. Perché? Cause sociali, storiche, ambientali, intimamente intrecciate a rancori e vendette personali. Come purtroppo accade anche in altri luoghi subito dopo la seconda guerra mondiale. Ma in questo caso, con l’aggravante dell’omertà di tutto un paese.

L'autore
Fabio Mongardi è nato e vive a Faenza. Ha pubblicato con la casa editrice Mobydick: Il guinzaglio, Il verdetto muto, tradotto in Germania dalla Scherz Verlag, (oltre 5000 copie vendute e cinque stelle su Amazon). La donna dell’isba. Con Giraldi: Ombre di notte.
Suoi racconti sono presenti nelle antologie assieme a scrittori come: Eraldo Baldini, Carlo Lucarelli, Francesco Guccini, Stefano Tassinari. Inoltre ha vinto la sesta edizione di “Orme gialle” (Pontedera), e il Premio Speciale Territorio del concorso letterario Graphie (Cesenatico). Finalista al Premio Arcangela Todaro-Faranda.

Il dottor Costa a Villa Manzoni

REPORT 21 aprile / Un mito di fama mondiale, inventore della clinica mobile, con le sue storie di corse e di piloti, di vite salvate e portate alla vittoria, incanta e commuove il pubblico di Villa Manzoni.

C’era il pubblico delle grandi occasioni a Villa Manzoni, giovedì sera, per l’arrivo del dottor Costa: i due piloti sammarinesi Alex De Angelis e Manuel Poggiali, il vice sindaco di Coriano Gianluca Ugolini, la rappresentanza del Moto Club di Riccione, della Fondazione Simoncelli, dei 58 Boys, della Federazione Motociclistica Sammarinese. Tantissimi appassionati e corridori di moto. E poi c’era il dottor Oliviero Soragni, che dall’Ospedale di San Marino, tante volte l’ha aiutato nel ricomporre le fratture più complicate.
Ma soprattutto c’era lui, il dottor Claudio Costa, appartenente a quella razza di medici di cui si è perso lo stampo. Quei medici che prima ti curano con una carezza, una parola, un gesto di affetto, e poi con la medicina. Che usano una tecnica che sembra follia, ma che ottengono risultati che sembrano magia. E invece c’erano le voci di Zanardi, Capirossi, Doohan, Valentino, Pedrosa, Dovizioso, Lorenzo e tantissimi altri a testimoniare la bravura di questo medico romagnolo con la passione delle moto. Ognuno con il suo personalissimo grazie. C’era un filmato, con immagini originali, mai viste in tivù, registrate di persona dal dottor Costa, montate con sapiente maestria, che quando è arrivato a Simoncelli e alla sua storia, da bambino fino al tremendo incidente che gli è costato la vita, ha commosso nel più profondo del cuore tutti i presenti. Perfino il dottor Costa. Che da vero romagnolo, semplice e schietto, umile nella sua grandezza, ha dovuto allontanarsi per nascondere le lacrime.
C’era la storia della Clinica Mobile, dal primo furgone che nel 1976 cominciò a posizionarsi sui circuiti, con le sue attrezzature di primo soccorso, adatte a fronteggiare le crisi post traumatiche iniziali e consentire un più sicuro trasporto in ospedale.
Una serata strepitosa, per i valori umani e sociali trasmessi da questo incredibile personaggio, da iscrivere nel palmares delle attività culturali dell’Ente Cassa Faetano – Fondazione Banca di San Marino, che promuove il progetto del Salotto di Villa Manzoni.
Una soddisfazione grandissima per tutti aver stretto la mano, aver ricevuto l’autografo, o aver fatto un selfie con un uomo di fama mondiale. Lui, davvero unico, essenziale, immediato, come quando interviene a raccogliere i piloti catapultati per terra, dribbla i complimenti con una frase telegrafica: “Sono semplicemente il dottorcosta, minuscolo, tutto attaccato”. Una frase che vale una vita.



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  • Di là delle siepi con Andrea Galgano

    REPORT / 31 marzo - Un giovane autore con un libro di alto profilo letterario dedicato a Pascoli e Leopardi apre la terza edizione del Salotto di Villa Manzoni.

    A distanza di anni, nonostante le antipatie spesso maturate sui banchi di scuola, Leopardi e Pascoli riprendono nuova vita, proprio come fanno i grandi classici, attraverso le loro opere, la loro poetica.
    E’ sicuramente una visione inedita, brillante, emotivamente coinvolgente quella che ci offre Andrea Galgano che, nel suo libro, mette a confronto due vite e due produzioni poetiche, testimonianza diretta di una concezione dell’esistenza in cui il legame tra l’io e il mondo è immerso in una commistione irrisolta.
    Parte con questa proposta di alto profilo letterario, la terza edizione del Salotto di Villa Manzoni, promosso da Ente Cassa Faetano.
    Il libro di Galgano, Di là delle siepi (Aracne Editore), è una sorta di viaggio nel mondo della poesia e della letteratura italiana, lungo un percorso che si snoda con leggerezza tra due traiettorie di vita intrise di pessimismo, di sofferenze e di dolore, ma tali da assurgere a quel linguaggio universale che riesce a parlare al cuore degli uomini di ogni tempo.
    Giacomo Leopardi e Giovanni Pascoli sono indagati e analizzati attraverso le reciproche consonanze e difformità, non messe a confronto ma viste attraverso trascrizioni in parallelo. L’analisi è esplicata da Andrea Galgano attraverso un dialogo tra i due autori, ascoltati con le voci del poeta–docente e del poeta–fanciullo che, in una sorta di regressione psicodinamica, scoprono l’essenza e la consistenza delle cose. In questa situazione di mancanza o di assenza, che riguarda sia il rapporto tra uomo e natura, sia quello tra uomo e storia, la realtà non risulta marginalizzata; c’è anzi nel percorso teorico e nell’esperienza poetica di Leopardi e di Pascoli un’apertura nei confronti del reale, in cui il punto di partenza è sempre l’esperienza sensoriale, attraverso la quale l’io si concepisce in azione, in rapporto con l’esterno.
    Di là delle siepi racchiude uno studio di sette anni. È un viaggio di gioia, ma anche una ferita. Un viaggio che non lascia tranquilli. I Canti di Leopardi, ad esempio, sostengono la trama di un rapporto con la natura e la bellezza, con un “tu” indecifrabile ma presente, con lo spasmo onirico di un sogno esistenziale, con l’infinita sproporzione dell’essere e della realtà che tocca il proscenio di una disillusione ma che afferma, continuamente, un inesausto desiderio di felicità estrema. È un saggio che procede in parallelo, dal punto di vista filologico ed ermeneutico. Ma è anche una sosta lunghissima sulle linee di questi due autori che, come diceva De Sanctis, ti stringono a ciò che nella vita è più nobile e grande.

    L'autore
    Andrea Galgano (1981), poeta, scrittore e critico letterario, è nato e cresciuto a Potenza. Collabora con il periodico on-line «Città del Monte» per il quale è editorialista e curatore di poesia e letteratura. È docente di letteratura presso la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm di Prato, fondatore e direttore responsabile di «Frontiera di pagine magazine on line», coordina il progetto di ricerca sul senso religioso in Giacomo Leopardi per International Foundation Erich Fromm e lo sviluppo dei processi di formazione letteraria nelle professioni intellettuali per la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm. Ha scritto i libri di poesie Argini (Lepisma editrice, 2012, prefazione di Davide Rondoni) e Downtown (Aracne, 2015, tavole di Irene Battaglini, prefazione di Giuseppe Panella) ed è membro del comitato scientifico della collana “L’immaginale” per Aracne editrice, Roma, per la quale ha pubblicato i saggi Mosaico (2013) e Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido (2014, prefazione di Davide Rondoni, preludio di Irene Battaglini), e con Irene Battaglini il volume Frontiera di Pagine (2013) che raccoglie saggi e interventi di arte, poesia e letteratura e il catalogo Radici di fiume (Polo Psicodinamiche, 2013), un intenso percorso simbiotico di arte e poesia. Firma 25 testi poetici in Desinenze di Luce (Calebasse, 2015) con il fotografo Renato Maffione, in un connubio originale tra parola e immagine.

    Ascolta la registrazione della serata

    Seconda edizione - 2015

    Giuliano Giardi - San Marino nella Prima Guerra Mondiale
    Daria Colombo - Alla nostra età, con la nostra bellezza
    Oreste Delucca - Il drago di Belverde a Rimini e altri draghi d'Italia
    Lara Swan e Walter Serra - Villa Manzoni in giallo e in rosa
    Farhad Bitani - L'inferno e il cuore dell'Afghanistan
    Alessandro Quasimodo - Quasimodo legge Quasimodo
    Roberto Gabellini - L'ultima marcia del Tenente Péguy

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    Prima edizione - 2014

    Conte Nani di Valfesina - Le donne nella storia
    Carlo Lucarelli - Il sogno di volare
    Sergio Schiavone - Cercatori di tracce
    Lorenza Ghinelli - Con i tuoi occhi
    Stefano Cavina - Apollo, la sfida alla luna
    Catena Fiorello - Un padre è un padre

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